mercoledì 7 dicembre 2011

Stefano Gatti: chi è costui? E quale il suo mestiere? - Risposta ad un attacco calunnioso e diffamatorio.

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1) Seminario di Exeter.
2) Recensione documento Nirenstein.

Leggiamo sulla rete, in data odierna, nel sito sionista di «Informazione Corretta» un brano che chiaramente ci riguarda, direttamente ed inequivocabilmente, anche se non viene fatto il nostro nome (troppo “onore” il farlo, secondo un certo signor Qualcuno, alle cui direttive la Commissione Nirenstein si è attenuta, e con essa anche il “Ricercatore CDEC” (?) Stefano Gatti):
«…Questi siti hanno preso di mira numerose volte, con minacce e insulti, gli esperti e i membri del Comitato di indagine, e addirittura il gestore di un sito antiebraico ha seguito personalmente il Convegno del 17 ottobre e poi sul suo blog ha scritto una cronaca innervata di pregiudizi e insulti…».
Se come pare questo personaggio legge il mio blog, lo sfidiamo apertamente e pubblicamente a spiegare quali sono gli “insulti” e quali i miei “pregiudizi” e naturalmente in che senso questo sarebbe un sito “antiebraico”. Ci deve cioè dire se le cose sono perché le dice lui  o chi gliele mette in bocca (senza contraddittorio dei contro-interessati) o lui le dice perché lo sono in base ad un’essenza filosofica, dove lui riesce a penetrare ed a condurre pure a noi. Non vorrei qui dare lezioni di logica al presunto “scienziato”. Per adesso, con la tecnica di scrittura che ci è abituale, cioè una scrittura di getto ed estemporanea, ci occupiamo in prima battuta delle innumerevoli corbellerie, per non dire di peggio, contenute nel testo di Gatti, le cui argomentazioni in sede scientifica assolutamente non sono neppure lontanamente apprezzabili. Se però questo signore darà risposta ai nostri testuali quesiti, che si ricollegano alla ricerca di Atzmon, ci farà cosa gradita, che compensano le calunnie e le diffamazioni a cui è normalmente dedito. Se ci dirà, lui con la sua testa, cosa è “antisemitismo”, gliene saremo davvero molto grati, perché ci avrà dato una base di riflessione, sulla quale credo che anche l’amico Gilad potrà lavorare. Aspettiamo fiduciosi e sereni. Rinviamo anche al precedente post di Egeria, che è la traduzione/trascrizione di un dibattito svoltosi nell’università di Exterer, dove insegna ora Ilan Pappe, dopo che a seguito di minacce ha dovuto lasciare Israele. Questa università non è di terza o quarta categoria, come si legge, sempre nel “web ebraico”, in lingua italiana. Ma è invece un’università che onora quanti vi insegnano e studiano. La libertà del confronto e del dibattito, impossibile altrove, ne è la è più chiara dimostrazione. Mi riservo di modificare, ampliare, integrare questo post, scritto sotto l’urgenza di rispondere alle calunnie e diffamazioni del signor Stefano Gatti. Lo invitiamo ancora a leggere la “Memoria difensiva” pubblicata a margine, dove parlo effettivamente di “macchinazioni” a mio danno, il cui soggetti vado progressivamente scoprendo: complottismo? Mah! È da sapere che le testate “ebraiche” a cui è stata inviata regolare smentita, a suo tempo, non ne hanno voluto sapere di pubblicare. Hanno il loro “antisemita” e non lo vogliono mollare.



Intanto questo signore, che era presente alla riunione di famiglia, nella sala della Lupa di Montecitorio, dove la signora Fiammetta presentava il suo stupefacente, fatto in casa, rapporto sull’antisemitismo, non ha neppure la più pallida idea di cosa con questo termine i cittadini italiani debbano intendere. L’unica accezione che per costoro conti è una sola: chi mi sta contro deve finire in galera, non importa come e perché, le scuse si trovano, se stiamo noi al potere. Nel suo pezzo questo signore di nome Stefano Gatti, specializzato in diffamazione con garanzia di impunità, si preoccupa del fatto che vi sono persone che si limitano a constatare l’evidenza ed i fatti, accertati ed inconfutabili. Ad esempio, che Monti è un uomo della Goldman Sachs e che è espressione del mondo finanziario. Rilevare questo dato di fatto significa fare dell’antisemitismo. Per cui se non vogliamo incorrere in questa tremenda scomunica ci dobbiamo tenere Monti ed accettare senza fiatare tutto quello che le banche e la finanza vorrà fare di noi: carne da macello. Le armi di cui questi signori dispongono sono principalmente due:
a) la menzogna con la quale mirano a convincerci che tutto il male che ci fanno è per il nostro bene.
b) Se la menzogna non basta sopraggiungono i manganelli della polizia ed il carcere.
Un supporter di entrambi i metodi è questo signor Stefano Gatti, il quale se vuole applicare a se stesso il suo stesso metodo farebbe bene a dirci con quali soldi è pagato per diffamare i cittadini italiani, i quali in questi tempi di sacrifici avrebbero bene il diritto di ficcare il naso sui meccanismi con il quale il parlamento italiano, su iniziativa (guarda caso) di un certo Ruben ha erogato 300.000 euro all’ente in cui lavora il signor Gatti, il quale appunto con i nostri soldi svolge con piena impunità la sua attività diffamatoria, volta a far chiudere tutte le voci critiche, anche del suo operato.

Il presunto “ricercatore” Stefano Gatti farebbe bene a spiegarci una buona volta chi sono e cosa sono questi “ebrei”, che sarebbero vittime di non si sa chi e perché. Forse la sua testa non è adatta a recepire le profondità filosofiche di un testo decisivo sull’argomento delle politiche identitarie ebraiche. Fino adesso questi signori, che godono di altissime coperture e protezioni, hanno potuto contare sulla confusione, indistinzione ed ignoranza di termini come: «ebreo», «giudeo», «sionista», «antisionista sionista», «israeliano», «colono», «palestinese», «arabo», «sayanim», ecc. Ma adesso è finito e chi si sente accusato ha perlomeno il diritto di conoscere ciò di cui è accusato e da chi è accusato e perché è accusato.

Il documento Nirenstein è un monumento all’ignoranza, alla faziosità ed all’intolleranza, che proviene addirittura dal parlamento italiano, la cui legittimità non è mai stata così bassa come oggi. Partorisce di simili mostri (il governo Monti) e mostriciattoli autoreferenziali (il documento Nirenstein). Quanto al «monitoraggio scientifico» di cui si legge nel pezzo diffamatorio vi è da ridere a creparelle: assolutamente nulla di scientifico. Costoro non sanno neppure dove sta di casa la scienza obiettiva, fondata sui fatti e sulla chiarezza delle definizioni, oltre che sulla verifica e sul contraddittorio, cosa quest’ultima che costoro evitano accuratamente spedendo nelle patrie galere migliaia e migliaia di possibili contraddittori.

I “13 incontri” sono tutti di parte! È stato perfino testualmente detto ed accolto la direttive extra-parlamentare che non si doveva concedere l’«onore» di essere ascoltati agli oggetti umani di cui appunto ci si stava occupando. Quanto al ministro della Istruzione Gelmini, quella della tunnel dalla Svizzera al Gran Sasso, è tutto dire! E gli altri 12 non sono da meno.

Il 17 di ottobre c’ero, seppure giunto in incognito e in ritardo. Avrei anche potuto parlare, se mi fosse stato concesso. Insieme ad altri, di me assai più esperti, sarei andato alle “audizioni”, se questo “onore” ci fosse stato concesso, visto che a quanto pare di noi si voleva parlare. Ma in nostro rigorosa ed assoluta assenza. Ed è stato penoso vedere le facce di una ristretta lobby, fra cui quella del Gatti, che attenta alla democrazia italiana e di cui il popolo italiano si dovrebbe accorgere.

Perché non hanno invitato Gilad Atzmon a parlare di ebraismo? O anche Ilan Pappe? Quest’ultimo era venuto a  Roma, ma non ha potuto parlare all’università. A Monaco di Baviera si è scoperto che l’ostracismo veniva dalla comunità ebraica locale. Costoro non vogliono proprio sentire l’altra campana, manco se fatta da ebrei regolarmente circoncisi. Si, sul tavolo c’era un testo di Napolitano, forse scritto dal suo Alto Consulente, pure ebreo, Arrigo Levi… Mah! Insomma! Il presidente non si tocca! Ma non è che siamo per questo più convinti. Se mai continuiamo a pensare male sulle infiltrazioni evidenti di una lobby che certamente non ama le nostre libertà e che si cura non solo dei suoi privilegi, ma fa principalmente gli interessi di uno stato estero.

Come ben ha detto Gilad Atzmon, la rete non è così facilmente controllabile come i grandi media che hanno struttura proprietaria e possono essere comprati e ricattati con molti mezzi. La rete è fatta da tante persone che possono permettersi il lusso (finché dura) di pensare liberamente ed in modo del tutto indipendente. L’antisemitismo nella rete in realtà NON ESISTE. È solo un’invenzione di questi signori a cui torna estremanemente utile che l’antisemitismo ci sia. Ma per essere credibili dovrebbero dirci innanzitutto cosa esso sia. Ed una definizione scientifica invano la si cerca nel Documento Nirenstein o nelle volgari diffamazioni (pure in rete) del presunto “ricercatore” Stefano Gatti, ovvero diffamatore di professione. Magari il «filtro» ed il «controllo» di cui parla il Gatti lo vorrebbe esercitare proprio lui, che ad esempio son certo non riuscirebbe neppure a comprendere il linguaggio filosofico del libro di Gilad Atzmon, che getta in aria tutte le isteriche corbellerie della signora Nirenstein, nella cui scrittura invano si cercherebbe il lume di un concetto che non sia reiterata propaganda, uno sproloquio continuo che giusto nella stampa embedded si può trovare.  Invitiamo l’«ebrea» Nirenstein ad un pubblico confronto con l’«ebreo» Gilad Atzmon, magari in occasione della presentazione dell’edizione italiana del libro di Atzmon sull’identità ebraica. Vogliamo vedere all’opera la “bravura” di Fiammetta.

Il CDEC ha trovato “60 spazi”, poco curandosi di cosa ne pensano gli “inquisiti”, il cui diritto alla replica e alla difesa non è neppure lontanamente contemplato. Costoro cercano “mostri” che producono essi stessi. Questo esilarante personaggio di nome Gatti si ostina a parlarci di “pregiudizio antiebraico” senza lontanamente preoccuparsi di dirci cosa è «ebraico» e meno che mai senza accorgersi di un ben più corposo «pregiudizio ebraico». È stato detto del “negazionismo” che nessuno degli autori tacciati di “negazionismo” si ritiene “negazionista”. Il termine “negazionismo” è appunto una costruzione artificiosa con finalità pratiche: denigrazione, diffamazione, delazione.  Aspetto pubblica e quanto mai gradita smentita alla mia stima di 200.000 incriminazioni penali nella sola Germania dal 1994 ad oggi per null’altro che reati di opinione. Se il “ricercatore” Gatti si facesse in Germania, per verificare o smentire questi dati, ci farebbe un grande piacere, non avendo noi avuti 300.000 per fare una simile importante ricerca.

Con il concorso di una stampa compiacente e complice si fa credere agli ignari che esistano storici i quali “negano” che siano mai esistiti i “campi di concentramento” già nazisti, ma che poi Israele ha ricostituito tali e quali in Palestina per metterci i Palestinesi: si legga Ghada Karmi che cita una documentazione della Croce Rossa degli anni Cinquanta. E l’odierno blocco di Gaza cosa è se non un Lager che dal 2006 ad oggi supera in durata i lager nazisti del periodo bellico? Le persone appena un poco informate sanno che in questa materia dei “campi di concentramento” (la cui esistenza nessuno “nega”) vi sono tre punti di controversia, che andrebbero appianate con la discussione e la ricerca, non con il carcere e la gogna: 1) Il numero delle vittime: si pretende che debbano essere 6.000.000, con cifra non contestabile, pena la galera; 2) l’esistenza delle camere a gas; 3) l’intenzionalità del genocidio. È questo ciò di cui si occupa un numero crescente di “storici”, il cui lavoro è soggetto a galera, non a contraddittorio scientifico e dibattito.

Da un punto di vista filosofico la questione “storica” ha minore importanza, perché si tratterebbe da un punto di vista filosofico perché il fatto controverso sarebbe mai successo, su quali basi, in quale contesto, per quali scopi, ecc. Un dibattito quest’ultimo non meno inquietante di quello storico, se lo si potesse fare liberamente. Se io fossi un «ebreo», mi augurerei che gli storici “revisionisti” bollati come “negazionisti” abbiano tutta la libertà di poter svolgere le loro ricerche, perché altrimenti mi toccherebbe chiedermi perché mai qualcuno possa nutrire tanto “odio” verso gli «ebrei».

È da dubitare che il Gatti, presunto ricercatore, abbia la più pallida idea di queste problematiche: non è il suo mestiere. A lui altro si chiede. Ed è ciò che egli fa: diffamare persone che non possono replicare. Quanto alla Polizia Postale farebbe meglio ad occuparsi delle lettere e dei pacchi che non arrivano a destinazione, o del fishing: l’incompetenza storica e filosofica a trattare il tema è assoluta. Sarebbe come prendere un macellaio e portarlo in camera operatoria. Gli “insulti” e le “minacce” di cui parla il presunto ricercatore sono della assolute “calunnie”. Possono essere facilmente restituite al mittente con l’aggravante della violazione delle garanzie costituzionali dei comuni cittadini, messe in atto da parlamentari nella stessa Camera! Se fossero stati appena appena un poco onesti, anziché audire consulenti di parte, avrebbero potuto e dovuto chiamare e sentire in Aula le persone che si vogliono “incolpare”, senza loro concedere neppure il più elementare diritto di difesa e replica: questa è assoluta barbarie giuridica, indegna di un paese dove si dice sia nato il diritto.

L’operazione “Piombo Fuso” e “Mavi Marmara” e le reazioni da questi fatti suscitati non hanno assolutamente nulla a che fare con le corbellerie di cui parla Stefano Gatti: sono atti criminali dello stato di Israele, che nasce sulla “Pulizia etnica della Palestina”, descritta in ultimo anche dall’ebreo israeliano Ilan Pappe, costretto ad emigrare per minacce ricevute. Se gli “ebrei” di cui parla Gatti si identificano con la politica criminale di Israele, il problema riguarda questo genere di “ebrei” (si legga Atzmon), non quanti legittimanente criticano e si oppongono a veri e propri atti di genocidio.

La Commissione ha brillato per la sua ignoranza, faziosità e scorrettezza formale e sostanziale. Ne è prova il fatto che è stata espressamente esclusa qualsiasi consulenza che non fosse di parte e che è del tutto mancato qualsiasi contraddittorio. Addirittura sono stata palesamente falsificati gli stessi sondaggi su cui la Commessione dice di basarsi: la “non simpatia” rilevata viene tradotta come “ostilità”. Più beceri e antiscientifici non si poteva essere. Giunge quanto mai opportuna la notizia di una edizione italiana del recente libro di Atzmon sulle politiche identicarie ebraiche, un libro utile per spazzare via con un colpo solo le corbellerie diffamatorie di uno Stefano Gatti, di cui siamo assai curiosi di vedere se sarà in grado di leggere questo libro e di capirci qualcosa. Ne prevediamo la strategia elusiva, ma non la annunciamo.

*  *

Non per infierire contro il nostro “nemico” privato Stefano Gatti, ma solo per esaurire gli argomenti che ci vengono via via in mente in conseguenza del chiaro attacco alla nostra persona ed a questo blog, proseguiamo nel loro ordinato e sereno svolgimento. Intanto abbiamo mandato nella giornata di ieri, come atto dovuto, una email al Bollettino della Comunità Ebraica di Milano, con esplicito richiamo alla legge sulla stampa, che sancisce il diritto di replica. Come per altre testate “ebraiche”, dubitiamo che vi ottemperi. Ma l’atto era dovuto e non farlo da parte nostra poteva essere pregiudizievole. Fare la stessa cosa per «Informazione Corretta» è cosa vana. Ma veniamo al discorso da dipanare in questa mattina successiva all’evento. Nella lettera sintetica (trenta righe previste dalla giurisprudenza) inviata al Bollettino abbiamo scritto che ci appare “stupida” la qualificazione “antiebraico”. Tocca qui spiegarne il senso compiuto, altrimenti lo stesso Gatti potrebbe dire che è un “insulto”, cosa di cui discutiamo più avanti. Cosa può mai significare “antiebraico”? L’unica cosa che posso immaginare è che sarei “contro” la religione ebraica. Si può definire un “ebreo” indipendentemente dalla religione ebraica? Ho appreso in altro circostanze che può essere rischioso dire ad un “ebreo” che è un “ebreo”. Occorre dire spendendo molto fiato: “cittadino italiano di religione ebraica”.

 E sia! Ma perché mai mi dovrebbe importare se uno è di religione ebraica, musulmana, luterana, anglicana, cattolica, cristiana, buddista? Proprio non riesco ad immaginarlo per quanto mi ci sforzi. Quindi una simile contestazione mi appare fondata su nulla, strampalata ed in questo senso “stupida”. È ben vero che in altro mio blog, che non aggiorno da tempo, mi occupo di “storia critica delle religioni”, ed in altro ancora ho intrapreso la rivisitazione e lo studio delle religione greco-romana, che storicamente precedettero quella ebraica e giudaica e che riscuote la nostra simpatia a preferenza di altre. Ma si tratta in ogni caso di studio. Mai si sono sognato di far cambiare religione a nessuno o di denigrare la sua religione. Certamente, io non intendo convertirmi all’ebraismo e subire la mutilazione genitale della circoncisione. Neppure provo attrazione per i tanti “crimini” che si leggono nell’Antico Testamento, che costituisce la base della religione ebraica. Ma di questi temi in questo blog non mi pare di aver mai trattato. O meglio vi sono autori come Giulio Morosini, a cui ha attinto Ariel Toaff per il suo contestatissimo libro “Pasque di sangue”, che mi interesserebbe leggere, insieme ad altri poco accessibili. Ma assolutamente nulla di “antiebraico” da parte mia, che mai ho pensato di fare l’apostolo di una qualsiasi fede a preferenza e in contrapposizione ad altre. Dunque, “stupido” l’addebito che mi viene fatto.

Se poi “ebraico” di cui io sarei “anti” significa qualche altra cosa, bisogna che lo stesso Gatti me lo spieghi. Io non riesco ad immaginare un “ebreo” del tutto scisso dalla sua “religione ebraica”, che più propriamente ho appreso a chiamare “giudaismo”, soprattutto dopo la lettura del libro di Jacob Rabkin, che introduce a tante interessanti distinzioni di cui non si trova traccia nel calderone della stampa pressoche tutta controllata da Israele. Ed «Informazione Corretta» nasce dieci anni fa proprio per controllare il “corretto” allineamento filo-israeliano della stampa italiana. Se invece Gatti per “antiebraico” intende “antisionista”, allora si tratta di tutt’altro discorso che ora ci porterebbe lontano. Non possiamo però ragionare per congetture e illazioni e dobbiamo aspettare che lo stesso Gatti raccolga il guanto di sfida rispondendo alle nostre repliche, essendo noi stati da lui più volte chiamato in causa.

Veniamo agli “insulti” che mi vengono attribuiti. Se si va a leggere il mio testo incriminato, si trova certamente il tono canzonatorio, anche la satira, ma l’«insulto» che è personale e rivolto a qualcuno cosa c’azzecca, per dirla con Di Pietro, di cui mi occupo nello stesso post contestato e con il quale mi sono imbattuto viso a viso all’uscita di Montecitorio: pure lui non meno “canzonato”, ma che però non si è fatto sentire. Avremmo continuato con lui per iscritto il “discorso” che non ha voluto sentire dal vivo.  Ad un relatore che – durante un convegno dove sono inchiodato alla sedia del pubblico, costretto a religioso silenzio – mi imputa in quanto “goi” di provare “invidia” per il fascino delle donne ebree cosa devo obiettare? Che forse le uniche donne ebree che ho potuto conoscere (non in senso biblico) erano quelle che si trovavano in sala e che - costretto ad osservarle - a me uomo di costumi orgogliosamente eterosessuali non trovavo per nulla piene di fascino! Che dire poi di un altro Tizio che nella sua relazione blaterava che “uccidere” un ebreo, piuttosto che non un musulmano o un palestinese (cosa che Israele fa quotidianamente) significa uccidere Dio stesso? Per fortuna, monsignor Fisichella se ne era già andato... Ma se ben ricordo nel racconto evangelico Gesù Cristo fu mandato a morte dal Sinedrio proprio per la pretesa di essere lui stesso Dio e Figlio di Dio. Mi ricordo dal mio Catechismo che per gli Ebrei di allora questo era il massimo della bestemmia che si potesse fare.

Ma se proprio “insulti” personali si vogliono cercare, basta leggere un qualsiasi numero di “Informazione Corretta” dove gli insulti ad personam sono a migliaia. Cito per tutti le quotidiane contumelie contro l’Ambasciatore Sergio Romano o contro tutti i giornalisti del quotidiano il Manifesto, che sprezzantemente chiamano sempre il “quotidiano di Rocca Cannuccia”. Il povero Michele Giorgio credo non abbia mai risposto a così volgari “nemici”, le cui fonti di finanziamento e dipendenze meriterebbero qualche inchiesta giornalistica. Dopo i 300.000 euro dati su iniziativa di parlamentari “ebrei” (absit iniura a verbo), volevano pure loro il finanziamento pubblico, come si legge nel loro geloso archivio, di cui sono appunto orgogliosi, ma che è soltanto un enorme deposito di fango, sul quale non mi risulta che la polizia postale abbia mai indagato, per applicare a costoro la deprecabile e faziosa legge Mancino – patrocinata e voluta dagli stessi Eletti Signori –, che quotidianamente invocano per i loro avversari e contraddittori. L’immensa bufala della signora Nirenstein, che aveva subito attribuito la strage di Oslo agli islamici, nasce da radicati “pregiudizi” islamofobici, ma poiché in questo paese, come si sa, la legge è uguale per tutti, il suo rispetto non è stato invocato per la Signora Fiammetta. L’«islamofobia» che si trova su «Informazione Corretta» non ha un «Osservatorio sul pregiudizio antislamico», come il CDEC, finanziato con i soldi di noi poveri “goym”. La polizia postale così solerte a prestarsi alle operazioni sioniste ben si guarda dall’indagare questo aspetto. Ma l’Italia è appunto una «colonia», come si legge in un brillante e lucido articolo apparso in questi giorni. Vi è da aggiungere che è una “colonia” non tanto degli Usa, quanto di Israele, cosa che spiega perfettamente tanta arroganza e tanto servilismo.

Non abbiamo esaurito le nostre osservazioni, ma rimandiamo ad altra seduta. Ora urgono altre incombenze ed i i testi di cui sopra devo essere riletti e corretti nella forma ovvero integrati con specifiche. Da tutti questi Signori il mondo non solo è visto con lenti deformati, ma hanno l’incredibile pretesa (e ci riescono!) che almeno la principale catena mediatica inforchi i loro stessi occhiali. Per dare un solo esempio, fresco di giornata, si vada qui e dopo aver visto si passi oltre.


* * *

È ben vero che il nome e la faccia di Stefano Gatti non sono in cima ai miei pensieri, ma a tutt’oggi, ad un mese circa, non è stata raccolta la sfida. Ne ha avuto tempo per prepararsi, considenrando che i miei interventi sono sempre estemporanei e per questo un poco rischiosi. Ma non riesco ad immaginare quali argomenti questo signore possa ancora inventarsi. Non ne ha chiaramente trovati. Credo che lui e l’organizzazione di cui fa parte facciano pieno affidamento sull’innocuità della vittima di volta in volta scelta per alimentare un chimerico “antisemitismo”, la cui definizione – soprattutto dopo il libro di Atzmon –  diventa sempre più impalpabile. La sua voce però si è sentita in occasione del nuovo sacrificio rituale imbastito sulla pelle del povero Pallavidini, evidentemente mai perso di vista e del quale si fa di tutto, mediaticamente, per far saltare il sistema nervoso. Sono questi i metodi che Lor Signori usano abitualmente. Sono assai civili e tecnologicamente avanzati. Usano i termini alla rovescia: parlano di crescente “aggressività” di un inesistente “antisemitismo”, mentre l’unica aggressività che si può rilevare è proprio la loro che hanno bisogno sempre di nuove “vittime” per alimentare tutta la loro lucrosa impalcatura, una vera industria che al CDEC ha fruttato in ultimo 300.000 euro, dalle nostre tasche, che servono probabilmente per pagare uno stipendio proprio a Gatti. Se è lui il principale o l’unico “ricercatore” dell’Osservatorio dei pregiudizi altrui, ma non dei propri, non vi è molto di che lavorare per mostrane l’inconsistenza scientifica e documentale.


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